MICHELANGELO NESSUNA
PIETA'...
Di Matteo Caiti
The day after. Ho incontrato Michelangelo Aniello il giorno successivo alla
vittoria nel campionato italiano Nazionali Pro su Andrea Quarta (stessa
finale dello scorso anno, stesso evito purtroppo per Quarta). Rilassato e
felice, in pantaloncini corti e maglietta, in contrasto con la tenuta
elegante di gara della giornata precedente. Ma del resto i giochi sono
chiusi è tempo di vacanze anche per lui. “Macchè vacanze! Non c’è tempo”, mi
dice con mio stupore, “settimana prossima sono in gara a Barletta e poi di
nuovo quella dopo”. Stoicismo indefesso, vera filosofia del tavolo verde. La
chiacchierata torna sul titolo appena vinto.
Allora Michelangelo, come ti senti?
Stanco ma felice. Confermarsi è difficilissimo. Perché vincere è difficile
ma ripetersi lo è ancora di più. Ho fatto qualcosa di eccezionale.
Nonostante la bravura dei miei rivali. La differenza l’ha fatta la
convinzione nei propri mezzi: a questi livelli è più il carattere a contare
che le differenze tecniche che sono minime. Bisogna essere consapevoli che
in una manciata di giorni ci giochiamo un’annata intera. Bisogna commettere
il minor numero di errori.
E’ stata la seconda finale consecutiva del Campionato Italiano contro Andrea
Quarta…
Già. Ho vinto ancora io. La partita è stata difficile, conclusa all’ultimo
set. Devo dire che sul 3 a 2 per lui, non ero poi così sicuro di spuntarla
ma ho tenuto duro. Alla fine chi ha saputo reggere la tensione ha avuto la
meglio. E’ una rivalità che è cominciata sul finire della stagione
agonistica dello scorso anno, quando nel giro di un mese ci siamo affrontati
nella finale del Campionato del Mondo e del Campionato Italiano. Vincere la
finale del mondiale mi ha dato una grande forza che mi ha permesso di avere
più sicurezza nei miei mezzi.
E' come se quel mondiale avesse dato vita a nuove gerarchie tra i più forti.
Tu guardi tutti da lassù, mentre gli altri sembrano soffrire le partite che
contano contro Aniello.
Sembra proprio così. E non sarò certo io a confortarli per fare meglio…
Al contrario, perdere quella finale per Quarta è stato un vero dramma
sportivo…
Può essere. Infatti, anche nella finale del campionato italiano, disputata
un paio di settimane più tardi era troppo nervoso. Questo non l’ha aiutato e
ne ho approfittato. Lo stesso è accaduto quest’anno.
Sembra proprio che Quarta debba ancora migliorare sotto il profilo nervoso.
Un paio di errori nei momenti decisivi lo avrebbero dimostrato. Nell’ultimo
set, sul 37 a 27 in tuo favore, aveva l’occasione per rifarsi sotto con un
traversino comodo per poi tenere il gioco in mano, ma è riuscito a perdere
10 punti con la sua biglia che inesorabilmente finiva in mezzo ai birilli…
Ha giocato quel tiro con troppa fretta, un tiro che non era sicuramente
difficile per uno del suo livello. Forse ragionare un po’ di più l’avrebbe
aiutato. Mi dispiace per lui, ma sono contento per me. Ha tutto il tempo per
rifarsi, ma se dovessimo rincontrarci farò di tutto per vincere di nuovo. E
se avrà ancora qualche debolezza sarò pronto a sfruttarla.
Durante la partita Andrea sembrava non “gradire” alcune tue rimanenze, forse
un po’ fortunose. L’espressione del suo volto era spesso contrariata…
I momenti favorevoli fanno parte del gioco. Vanno e vengono. A me è capitato
di avere tutta la partita in salita contro Belluta, che è stato più
fortunato di me. Eppure sono riuscito a vincere lo stesso. Un giocatore deve
essere in grado di incassare il colpo, di saper soffrire quando il gioco non
sembra girare. Bisogna mettere giù la testa e proseguire. Nessuno ti regala
niente.
La partita più difficile delle tre disputate nei play off?
Quella contro Belluta nei quarti di finale. Lui stava giocando benissimo e
la buona sorte lo aiutava. La partita è stata veramente dura e lunghissima.
Non a caso è finita 4 a 3. Alla fine l’ho spuntata. Verso la metà del set ha
lasciato biglia su un tre sponde di calcio e per me è stato tutto più
facile.
Destino vuole che in semifinale ti scontrassi ancora con “Fisso” Maggio, con
le polemiche di sempre che acccompagnano la vigilia della partita…
Ormai è un’abitudine. Dopo quello che è successo a Siviglia nel 2006
(parapiglia tra i due nel post partita dopo la semifinale mondiale, costato
a Maggio sei mesi di squalifica, NdR) c’è grande tensione prima delle nostre
partite. Non posso farci niente. Non posso nasconderlo: non siamo amici, non
ci parliamo, ognuno difende le sue ragioni. E’ una rivalità accesissima. Lui
sembrava così sicuro di sé. Ma ho vinto io. Nonostante tutto alla fine ci
siamo dati la mano, come deve essere, e la partita è stata correttissima.
Devo dire che agli appassionati piace questa nostra rivalità, sempre che
rimanga nei limiti però. Non a caso c’era più gente ad assistere al nostro
match che alla finalissima contro Quarta.
Prossimi obiettivi?
Adesso continuerò con le gare nazionali. Il biliardo ce l’ho nel sangue, non
riesco a farne a meno. E poi cercherò di confermare tutti i titoli
conquistati in questi ultimi anni con l’inizio della nuova stagione.
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